Il dolore è la sensazione sgradevole, che fa parte della nostra esperienza quotidiana, che ci avvisa che “qualcosa non va”.
In effetti il dolore è protettivo, ad esempio, se appoggiamo una mano su una piastra incandescente, il dolore che proviamo ci fa retrarre la mano, scongiurando danni peggiori; se ci viene un improvviso mal di testa potrebbe essere dovuto ad un picco ipertensivo e così via, gli esempi possono essere pressoché infiniti.
Quello appena descritto è il dolore acuto: quella forma di dolore che, prima assente, compare improvvisamente, e la cui durata è correlata al danno che ci siamo procurati e che è destinato a scomparire con la risoluzione del danno stesso.
Altre volte il dolore però è persistente o perché il danno è persistente o perché il dolore prosegue anche dopo la risoluzione dell’evento che ne ha causato l’insorgenza; ad esempio in caso di metastasi ossea, causata da un tumore, il dolore è persistente, perché persistente è la metastasi ossea, oppure, in un altro caso, dopo la risoluzione di un evento erpetico (ad esempio Herpes Zoster, il cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio”) il dolore può persistere anche dopo che le manifestazioni cutanee del Fuoco di Sant’Antonio sono scomparse. Questo è il dolore cronico. In questi casi non c’è più il ruolo di “sentinella” del dolore, che ci avverte di un danno che dobbiamo evitare e il dolore rimane la sensazione, a questo punto inutilmente, sgradevole.
Il dolore cronico è una affezione che più di altre abbassa, anche di molto, la qualità di vita e talora anche le capacità a svolgere le azioni quotidiane. Anche se conseguenza di altro deve essere considerato come una condizione patologica a sé stante, e come tale curata.
Il dolore si manifesta in molti modi, distinguiamo per semplicità alcuni tipi di dolore
somatico, che origina aree corporee colpite (ad esempio il dolore osseo)
viscerale, il dolore che origina dagli organi interni come intestino, colecisti, reni; spesso può essere colico (cioè a “va e vieni” con comparsa, aumento e diminuzione spontanee)
neuropatico, dato dal coinvolgimento di nervi in periferia (ad esempio il dolore da Zoster, il dolore diabetico, il dolore vascolare), con caratteristiche abbastanza ben riconoscibili (tipo scossa elettrica, formicolio, bruciore…).
Per poter approcciare il dolore bisogna fare un’accurata diagnosi circa la causa; successivamente impostare un piano per usare gli analgesici in maniera da contrastare il dolore nella maniera più efficace, minimizzando gli effetti collaterali. È un’operazione non semplice, per la quale bisogna individuare con la maggior accuratezza possibile la causa, e quindi sapere scegliere i farmaci più adatti, pescando con oculatezza dal corposo arsenale terapeutico di cui oggi disponiamo, in considerazione anche delle caratteristiche personali di ogni singolo paziente.